Buco nero

Neuschwabenland, Antartide, Base Neumayer, 7 maggio 1944

— L’esperimento è riuscito? — Chiede l’uomo in uniforme scura, passandosi la mano sulla fascia legata al braccio e accarezzandone il simbolo stampato al centro.

L’altro, al quale il militare si rivolge, è di qualche anno più anziano. Indossa un camice ingiallito e tiene le braccia raccolte dietro la schiena. Con la mano destra stringe il polso sinistro, le gambe sono leggermente divaricate. Si solleva sulle punte seguendo un ritmo immaginario e i tacchi sbattono sul pavimento ogni volta che lo toccano.

— Lo vede lei stesso, “mein Herr”. — Risponde.
— Che fine ha fatto il cilindro?
— Si trova all’interno di quell’area blu.

L’ufficiale stringe gli occhi.

— Non vedo niente.

Il professore Otto Absbert​, spinge in alto il mento e tira indietro le spalle.

— I composti chimici liquidi, mescolandosi attraverso i condotti, hanno generato una pressione che supera…

Si allontana per osservare alcuni strumenti. Poi controlla una bassa pila di fogli poggiata su un tavolo.

— I cinquecento miliardi di atmosfere. Il cilindro sta ruotando, a una velocità che nessun occhio umano può percepire. Non è tutto. In tale condizioni, secondo i miei calcoli, la densità del materiale con il quale è costruito, è inferiore ai centocinquanta grammi per centimetro cubo. Nessuna forma di vita terrestre potrebbe sopravvivere all’interno di quell’area. Quella che abbiamo di fronte è l’energia più potente che il mondo abbia mai visto e che forse mai più vedrà.

— Come potrebbe essere utilizzata una potenza simile? — Chiede l’ufficiale.

— L’unica possibilità che le bombe del “reich” possano usufruirne, è che queste venissero fabbricate con lo stesso materiale con il quale è fabbricato il cilindro. La deflagrazione del contenitore in questo caso però, verrebbe contenuta dal contenitore stesso.

Otto fissa negli occhi il giovane ufficiale con aria di commiserazione, facendo trapelare tutta la sua soddisfazione nel constatare che quella scoperta, non poteva essere applicata a nessuna arma di distruzione, come invece i suoi finanziatori avevano sperato.

— Temo che non vi sia modo di utilizzarla, “mein Herr”. Mi spiace molto ma, per il momento questa energia, è destinata a rimanere solo una grande scoperta.

L’uomo si sistema il cappello e sbatte i tacchi.

— Avverto subito il Führer dei nuovi sviluppi.
— Professor Absbert, cos’è quello? — Grida un assistente fissando oltre il vetro che li separa dall’esperimento.

Otto si volta di scatto. Una macchia scura si è generata all’interno dell’area luminosa e si espande a velocità tutt’altro che lenta. Il professore impallidisce. Gli occhi e la bocca si fondono in una smorfia di terrore. Antichi fantasmi si ripresentano davanti ai suoi occhi. Fantasmi che pensava di essersi lasciato alle spalle, laggiù nella Slesia meridionale.

— Fermate la rotazione. — Grida sventolando le braccia come un naufrago alla vista di una nave.
— Mein Gott! Cosa sta succedendo? — Sbotta l’ufficiale
— L’energia imprigionata si sta esaurendo.

Il professore corre verso il ragazzotto addetto ai manometri.

— Quali sono i dati percentuali?
— Idrogeno nove percento. Elio, novantuno percento. — Risponde con prontezza l’assistente. — Sta collassando.

I vetri delle migliaia di valvole sui pannelli, sembrano diventare incandescenti poi si affumicano.

— Vedo il cilindro al centro. E’ viola. — Urla l’ufficiale.

Otto guarda oltre il vetro.

— Non può essere Il cilindro.
— Allora che cos’è quello? — Chiede l’uomo in divisa.
— Non ne ho idea. Dobbiamo abbandonare questo posto, prima che…

L’ufficiale gli si avvicina, estrae la semiautomatica che teneva nella fondina e la punta a pochi centimetri dal petto del professore.

— Nessuno andrà da nessuna parte. — Grida — Non annuncerò al Führer un fallimento.
— Lei è pazzo. — Risponde il professore, — moriremo tutti.
— Qui sono io l’autorità. Ancora una parola e “Ich töte dich!”.

All’improvviso sentono un boato e in contemporanea, l’enorme vetro che li separava dalla stanza dell’esperimento, esplode davanti ai loro occhi. Quelli che erano più vicini alla protezione, cadono riversi. Punte lucenti, fuoriescono dalla pelle dei loro visi e delle dita delle mani con le quali hanno tentato invano di proteggersi. Otto cerca di approfittare del momento caotico e si lancia contro all’ufficiale per disarmarlo. Una leggera pressione sul grilletto e Il camice si macchia di rosso ma l’anziano professore, non fa in tempo a vederlo. L’ufficiale fa di nuovo fuoco uccidendo e ferendo a caso. Durante la loro avanzata le tenebre, inghiottono tutto quello che sfiorano. Il folle in divisa le osserva e un pensiero d’onnipotenza gli si fa breccia nel cervello.

— “Komm und hol mich” — Urla con tutto il fiato che ha in corpo.

Allarga le braccia e scoppia in una fragorosa risata che cessa di botto quando il nulla lo cattura.