Hans Trapp

La luna annaspa per emergere dalla fitta coltre bianca e quasi gelatinosa che avvolge cielo e terra. Abraham dal balconcino della sua stanza la osserva. È la notte più fredda da quando si è trasferito in paese. Si stringe nelle braccia e corre in casa. Suo padre sta sistemando un tizzone nel camino. La mamma sforna punto dopo punto quella che assomiglia a una sciarpa, cullata dal moto della sedia a dondolo.
— Papo? — Così Abraham, usava chiamare suo padre. — Mi racconti una storia?
Adorava i racconti. In particolare le storie mai sentite. Inventate lì per lì e di ogni genere.
— Che storia vorresti sentire? Gli chiese l’uomo.— Una storia che faccia paura. Che però, centri con il Natale.— Aggiungo un po’ di legna.
A quelle parole la donna, ripone i ferri e si va a sedere a terra di fronte al camino, subito seguita da Abraham. Poco dopo anche l’uomo prende posto e incomincia a raccontare.
— Era una gelida notte quella del sei dicembre di quell’anno. Mancavano pochi giorni a Natale e nelle grandi città sovraccariche di luci, si stava disputando una folle corsa ai regali. Nelle campagne, si allestivano addobbi stravaganti e le brave massaie, erano affaccendate a preparare le più svariate leccornie. In ogni angolo si respirava profumo di caldarroste, arance e mandarini. Tutti i bambini cercavano di comportarsi come meglio potevano per comparire sulla lista dei buoni di Babbo Natale. Le buchette delle poste traboccavano di lettere con destinazione Polo Nord. Tra la gioia e il calore un losco figuro si aggirava silenzioso. Vestito di pelli di animale, il viso nascosto da una lunga barba intrisa dalla malvagità e il capo coperto da un grande cappello nero. Accompagnato da orrende creature per metà uomini e per metà capre. Il suo nome era Hans Trapp e quegli orrendi mostri erano i Krampus. Segregato in una oscura foresta, Hans Trapp ricompariva il sei dicembre di ogni anno alla ricerca dei bambini cattivi e disubbidienti. I suoi fedeli aiutanti lo accompagnavano, e assecondavano crudeli e riluttanti metodi punitivi. —
Abraham si addossò alla madre e cinse intorno a sé le braccia. La donna sorrise e lo baciò sulla testa.
— Non aver paura. È solo una storia.— Fu la stessa cosa che pensò Axel. — Incalzò il marito.— Chi è Axel? — Gli chiese Abraham.— Axel aveva dieci anni e non era proprio uno stinco di santo. Aveva passato tutto l’anno a disubbidire, dire bugie e a saccheggiare gli alberi da frutto dei terreni vicini. Le poche volte che si presentava a scuola, razziava la merenda dei compagni e non perdeva occasione di malmenarli qualora questi reagissero. I suoi genitori gli avevano parlato di Hans Trapp e dei Krampus, ma lui gli aveva riso in faccia. “È solo una stupida storia!” Gli aveva risposto. Loro disperati, pregavano ogni giorno che il figlio cambiasse. Santa Claus, aveva ascoltato quelle preghiere e aveva pena per loro. Decide così d’inviare gli orrendi Krampus a fargli visita e con loro arriva il famigerato Hans Trapp. Il discolo sta rientrando a tarda notte, dopo la sua ennesima bravata. In sella a una bicicletta rubata, sobbalza sul ciottolato. Un vecchio con una lunga barba, un sacco sulle spalle, gli si para davanti e lo scapestrato ragazzo, frena di colpo. Scivola e finisce a terra.
— Sei matto, vecchio? Guarda. Mi hai fatto sanguinare le ginocchia. — Grida Alex. — La mia bicicletta si è rotta.— Quella, non è tua. — Risponde l’uomo indicandola. — L’hai rubata.— E tu come fai a dirlo? È mia!— Ancora bugie. Ribatte il vecchio e appoggia il sacco a terra. Quando questo impatta il suolo, fuoriesce della polvere cinerina.— Cosa vuoi fare con quello? — Piagnucola Il bambino.— Ho intenzione di farti passare la voglia di comportarti male. Ti percuoterò con questo sacco pieno di cenere. Dai lati della strada, tre mostri orrendi, appaiono dal nulla. Stanno eretti come uomini ma hanno orecchie a punta e corna da capra. Vestono con abiti da donna ma non lo sono. Bloccano a terra il ragazzotto, il vecchio solleva il sacco e lo colpisce forte sull’addome. Questi geme e il crudele Hans lo colpisce di nuovo. Il ragazzo piange sotto il rovescio di botte. Più si lamenta e più il vecchio accentua la forza dei colpi. Tra una saccata e l’altra gli elenca le sue monellerie. Sotto la pioggia dolorosa, Alex perde i sensi. Quando li riprende il sole è già alto e sia il vecchio che le terrificanti creature sono sparite. Dolorante si rialza e percorre a piedi, barcollando, le poche centinaia di metri che lo separano da casa. I genitori preoccupati lo attendono fuori, sulla soglia. Vedendolo in quelle condizioni la madre gli getta le braccia al collo. Lui piagnucola.
— Perdonatemi. Da oggi in poi mi comporterò bene.
Anche Alex quell’anno sarebbe stato nella lista dei bambini buoni di Babbo Natale.

— Papo, è una storia bellissima. Ma esiste davvero quel signore cattivo? E gli uomini capra? — Chiese Abraham, eccitato.— Meglio comportarsi bene e non scoprirlo, non ti pare?