Il paziente

L’elica rotea veloce ma l’afa del pomeriggio, non concede tregua. Afya asciuga la fronte di Coty. Il ragazzo si dimena, lei accosta le labbra alle sue.

— Scotti.

Il giovane si ritrae, scuote il busto e la testa. Lei gli solleva il viso e tampona la fronte. Lo spoglia, gli prende un braccio, se lo fa passare dietro al collo e infila l’altro sotto all’ascella. Lo accompagna nella stanza da letto, lo adagia sulle lenzuola e gli sistema prima le gambe, poi le braccia. Si allontana, torna con un astuccio e glie lo appoggia sulla testa. Coty ha un fremito. Lei le tiene premuto l’involucro e si siede a fianco.

— È ghiaccio. Ti abbasserà la temperatura. Dopo penseremo a sostituire le bende. Ne ho curate tante, sai? Ferite di qualsiasi tipo. Per lo più lacerazioni da frustate o ematomi da colpi di bastone. Nel vostro mondo è differente. Usate armi a noi sconosciute, raggi che bruciano, macchine costruite per uccidere. Fa per alzarsi, il ragazzo socchiude gli occhi, appoggia una mano sul braccio scuro e magro. Dalla bocca un filo di voce.

— Da dove vieni?

La ragazza si volta, fissa un punto nel vuoto.

— Da molto lontano, ma non posso dire niente. Mi eliminerebbero.
— Chi? Perché?
— Riposa adesso. Io preparo qualcosa da mangiare.

Riaccosta le labbra a quelle del ragazzo.

— La temperatura sta scendendo. La febbre passerà presto.
— Grazie.
— È per questo, che sono qui.

Coty chiude gli occhi. Quando li riapre, le sue ferite sono state medicate, le bende sostituite e dalla cucina, proviene un odore forestiero ma alettante. Scende con i piedi dal letto e si guarda attorno alla ricerca di un indumento. Appesi alla maniglia della finestra, vede i suoi abiti, lavati e stirati. Li indossa e va in cucina.

— Una brava infermiera e un’ottima cuoca.

Afya fa saltare qualche cosa nella padella e sorride.

— Una guarigione miracolosa.

Coty le si avvicina e le prende il viso tra le mani.

— I tuoi occhi sono tristi, anche quando sorridi.

La ragazza si china e si libera dalla presa.

— Mi manca la mia gente. La mia famiglia.
— Dove si trova?
— Molto lontano. Non so, se sono ancora in vita.
— Di me ti puoi fidare.
— Guarda!

Indica un angolo della cucina, dove spicca una pianta multicolore.

— È un modulo audio-video. Riprende tutto quello che facciamo e lo trasmette. Ogni movimento, ogni parola.

Coty osserva la minuscola lente seminascosta, puntata su di loro.

— Non possiamo disattivarlo?
— Impossibile. In caso di violazione, indirizza un segnale a un drone intercettatore e di questa stanza, non rimane che cenere. La cosa migliore è pazientare. Quando ti sarai ripreso per bene, andrai nell’ufficio del sindaco e chiederai spiegazioni a lui. Adesso siedi e mangia, prima che si freddi.

Il ragazzo si siede e lascia che Afya riempia il piatto.

— Ottimo che cos’è?
— Spinaci Morogo. Un piatto della mia terra.

Coty divora il cibo. Afya gli afferra una mano.

— La ritroverai.

Il ragazzo alza la testa e la guarda negli occhi. Sussurra.

— Devo farlo. Per adesso starò al gioco di Desmond. Voglio porre fine alla dittatura di Chaesar, per vendicare mio padre, mia madre, Dellroy, Feng, Hong e tutti quelli che hanno creduto in me. E anche tu. Non so da dove vieni, ma ritornerai a casa.

La ragazza prende la padella per riempire di nuovo il piatto di Coty, lui l’afferra e la tira a se con forza. I due visi quasi si toccano.

— Sono pronto. Portami da Desmond.

La ragazza lo fissa negli occhi, va verso la dispensa, prende da un cassetto un tastierino e si posiziona davanti alla lente del modulo audio-video. Coty tende l’orecchio, ma non ode nessun suono. Qualche minuto, la porta si apre e due colossi, prelevano il giovane. Lei li osserva mentre si allontanano. Negli occhi niente tristezza. S’inginocchia a terra, un tenue sorriso sul viso.

— Mi fido, di te.