Il pulitore

Dal quarantesimo piano del grattacielo dove abita, Coty osserva le acque immobili della baia, illuminate dai raggi perpendicolari che le attraversano. Separano il settore ovest da quello est, dove pochi giorni prima ha incontrato l’ ex assessore Dixon. Portare un tatuaggio sulla spalla che testimoni la condizione di sorvegliato, non costituisce un problema e l’eredità, garantisce una vita abbiente. Il divieto di utilizzare computer o congegni elettronici lo obbliga, se Abe lo avesse contattato, ad agire dal lurido alloggio dell’ ex politico nel Brigham. Digita il PIN che attiva l’antifurto e prende l’ascensore. I marciapiedi pullulano di persone che escono dai posti di lavoro, per pranzare nei fast-food.

— Meglio la zona est. Qui sono troppo conosciuto.

— Una saggia decisione ragazzo!

— Abe, sei ricercato. Come diavolo hai fatto con quel ridicolo travestimento, ad arrivare nel Evan? C’è una guardia armata a ogni angolo.

— Cammina fino al 276 di Ferdie street e scendi nella metropolitana. Prosegui lungo il marciapiede per cinquecento metri. Troverai una porta aperta. Entra e aspetta.

L’uomo fugge nella direzione opposta.
Il treno passa quando Coty giunge sul marciapiede della Ferdie lane. Si avvia lungo la banchina che costeggia i binari. Supera l’area delimitata da una riga gialla e una voce rimbomba nel tunnel.

— Ti stai addentrando in un area con divieto di accesso ai non autorizzati. Oltre la riga rossa, verrai cancellato.

— Mi basterebbe uno smarthphone vecchio di dieci anni, per evadere la sorveglianza delle telecamere. E questo? Sei in gamba Abe!

Tira fuori dalla tasca della giacca, un terminale portatile, ritorna sui suoi passi e la voce del modulo vocale di sorveglianza s’interrompe. Coty accende il terminale e preme diversi tasti in rapida sequenza.

— Due minuti per penetrare il sistema, non male e camera di sorveglianza esclusa per… quindici minuti.

Oltrepassa la riga gialla, poi la rossa e continua lungo i binari fino alla porticina. Aperta, viene immobilizzato da un ringhio che sa di muffa e altri aromi nauseabondi.

— Peggio del bugigattolo di Dixon. Deve essere un deposito degli operai che hanno lavorato agli scavi.

All’esterno il frastuono di un altro treno. Coty lascia correre lo sguardo alla ricerca di un sistema di allarme. In fondo al locale un mucchio di riviste e giornali corrosi dall’umidità. Raccatta un quotidiano dalle pagine zuppe e incollate tra loro.

— La galleria è stata scavata ventisette anni fa. Vent’anni prima che Chaesar salisse al potere.

Lo sguardo è attratto da un articolo.

— Titolo e illustrazione oltre misura per quel secolo.

La maniglia della porta si abbassa e Coty lascia cadere il giornale. Un uomo di colore occupa l’entrata e il suo aspetto non lascia dubbi. Il ragazzotto flette le gambe e porta i pugni all’altezza del mento. Con il tronco teso in avanti, si lancia come un ariete sul gigante e lo colpisce in pieno addome. Il colosso, impassibile assorbe il colpo, lo afferra per la gola, lo solleva da terra e lo scaraventa via. Il suo corpo cozza contro il muro e precipita sul mucchio di carta. Il rumore di uno scatto gli giunge alle orecchie. Appoggia le mani, tende i muscoli delle braccia e riacquista la posizione eretta. L’energumeno gli si avvicina e con un fendente taglia l’aria all’altezza della testa. Il ragazzo fa un ampio passo indietro e piroetta di novanta gradi verso il lato opposto della lama. Sfila la giacca, ne arrotola le maniche attorno ai polsi e la torce. Un nuovo fendente taglia l’aria. Coty incrocia, ristende le braccia e il polso del suo avversario resta imprigionato. Il coltello gli cade di mano e il ragazzo si getta per prenderlo. Rotola, si rialza. Impugna l’arma come fosse un martello e la scaglia contro l’uomo. Le sopracciglia del gigante si sollevano e la fronte si riempie di lunghe righe orizzontali. Spalanca gli occhi e la mascella si abbassa. Muove le labbra nel tentativo di pronunciare qualcosa ma esce solo uno sbuffo di sangue. Cade sulle ginocchia. Il ragazzo riprende fiato e giacca, estrae il serramanico dal collo dell’uomo e lascia cadere il corpo. Con un foglio di giornale pulisce la lama e Infila l’arma nella tasca interna. Calmo, apre la porta e si volta a guardare la sagoma distesa.

— Chiunque ha mandato il pulitore, l’ha fatto con l’intenzione di levarmi di torno. Agiscono soli, ma appena troveranno il cadavere tutte le guardie in circolazione si riverseranno qua sotto.

Un altro treno gli passa davanti.

— Non posso tornare indietro e Il prossimo passerà tra dieci minuti. Mi vogliono almeno quaranta minuti, per raggiungere a piedi la stazione di Deemer.

Il marciapiede che costeggiava i binari è diventato un sottile cordolo sul quale non è possibile camminarci. Prende dalla tasca il terminale portatile e lo accende. Dopo una breve ricerca compare sullo schermo l’intera mappa della metropolitana. Con un tocco zooma l’area che gli interessa.

— C’è una stazione dismessa proprio qua sopra. Tra un centinaio di metri un passaggio laterale conduce a una scaletta a chiocciola di emergenza.

Con gli occhi fissi sul terminale, prosegue affrettando il passo. Raggiunge il corridoio laterale percorso da un camminamento malmesso. La vernice sui muri è scrostata e con le scarpe calpesta lunghe pozze d’acqua, investito dalla fragranza fetida della muffa e del disuso.

— Quello laggiù è il vano ascensori. La scaletta d’emergenza che porta all’atrio superiore, non deve essere distante.

Gira attorno al vano ascensori bloccato da alcune barriere e svolta a sinistra.

— Eccola lì!

Sale le scale di ferro, raggiunge la botola del pavimento superiore, la spalanca ed esce. Inspira profondamente. Le spore di muffa gli hanno infestato sia i vestiti che la pelle e il cattivo odore non lo abbandona.

— Altra galleria abbandonata. Secondo la mappa devo proseguire verso est.

L’acqua rimasta intrappolata tra la suoletta rimovibile e la scarpa produce un fastidioso scricchiolio. Verifica l’ora sul terminale.

— Le venti e quaranta. Uscirò durante il coprifuoco.

Arriva al punto figurato sulla mappa come una biglietteria, attraversa le barriere, sale la gradinata che porta all’atrio superiore e si trova in un passaggio laterale, poco distante dalla stazione di Deemer, nella zona est della città.​