Fuga da Ghoul-Womb

Coty esce dalla doccia ed entra in una piccola cabina. Appoggia i piedi su una piattaforma. Fiotti di aria tiepida escono da alcune bocchette e in pochi minuti, il suo corpo è asciutto. I vetri del bagno sono appannati. Aziona l’impianto di umidificazione e l’immagine sfuocata allo specchio, assume il suo profilo. Si osserva il viso, alza il mento e fa scivolare il palmo della mano sul volto. Tra i vari accessori che ha a disposizione, afferra un rasoio con regola barba. Lo accosta alla faccia. Esercitando una lieve pressione, esegue dei lunghi movimenti. Si osserva il bordo della mandibola. Sfila la guida regola barba e fa correre il rasoio lungo la linea del collo. Ripone l’apparecchio e si siede sul letto.

— L’abito fa, il monaco.

Prende dalla cabina armadio un paio di jeans scoloriti, una camicia a maniche lunghe e un paio di calzini. Apre uno dei cassetti in basso e spiega un paio di boxer elasticizzati. Indossa tutto e infila la cintura. Calza le scarpe e si tampona qualche goccia di profumo sui polsi e dietro le orecchie. Infila la giacca. Ha faticato a procurarsi una pistola, ma alla fine è riuscito a sottrarla dalla stanza di Feng.

— Ha solo un caricatore e manca un colpo. Cinque totali.

Infila il caricatore ed esce. Quando entra nella sala computer, nessuno fa caso a lui. Coty scruta con lo sguardo tutte le postazioni. Delroy siede in compagnia di una femmina davanti a un monitor. Entrambi indossano degli auricolari e non fanno caso al ragazzo che si avvicina. Arrivato dietro i due, Coty fa arretrare il carrello della semiautomatica e spinge la canna corta contro la nuca di Delroy, che senza voltarsi sfila gli auricolari. Gli occhi di tutti i presenti sono su di lui.

— Girati!

Delroy spinge i piedi a terra e la sedia ruota in senso antiorario.

— Coty! Cosa ti salta in mente? Metti giù quella pistola.
— Fai disattivare tutti i dispositivi di sicurezza.

Gli occhi di Delroy diventano sottili fessure.

— Non posso farlo.
— Sì, che puoi. O lo fai tu, o lo faccio io. Dopo avervi ammazzato tutti.
— Non troveresti mai, i codici di disattivazione.
— Vuoi scommettere?

Delroy studia la mano di Coty. Non trema e impugna l’arma con decisione. Butta l’occhio sul lato della canna e vede la cartuccia all’interno della camera.

— Va bene. Va bene, ma calmati.

Delroy si alza e con la pistola puntata, raggiunge una larga postazione in angolo. Incrociano un uomo che dalla stazza, potrebbe essere un ottimo pulitore. Delroy si dirige verso una tastiera collegata a un gigantesco pannello elettrico. Il pannello contiene mazzi di cavi legati assieme, valvole, led verdi, gialli e rossi che si rincorrono con tempi irregolari. Il ragazzo, digita alcune sequenze di caratteri. A ognuna di queste, in gruppi disuguali, i led si spengono. Coty preme la canna della pistola contro le vertebre cervicali di Delroy, ancora chino sulla tastiera.

— Anche i droni.
— Non posso. Sono controllati dal satellite.

Il ragazzo allontana la pistola dal corpo dell’altro e la punta contro il pannello. Spara tre colpi e gran parte della strumentazione che contiene, va in frantumi tra schegge di vetro e scintille. Nella sala si diffonde l’odore pungente del rame bruciato. Delroy d’istinto si abbassa.

— Sei pazzo?

Coty abbassa la pistola e si dirige verso la porta. Delroy fa un cenno con la testa al colosso che avevano incrociato poco prima. Appena Coty arriva a pochi passi dal gigante immobile Delroy grida:

— Fermalo!

Il bestione si scaglia in avanti ma prima di riuscire a toccarlo, Coty preme il grilletto e l’energumeno cade riverso con la faccia a terra. Nessun altro tenta di fermarlo e un pugno di secondi dopo, il ragazzo è immerso tra le vie deserte del quartiere fantasma.​