Nel covo di Hui

Coty osserva il rettangolo nero brillante, nel quale spicca con contorni fiammeggianti, una semplificata figura femminile aggrappata a un palo. Poco più in alto la scritta “Gang Hui red light” e più in basso “Lady nude”.
Il ragazzo abbassa il maniglione e con una leggera spinta il portone di metallo, si apre. Passa a fianco a quello che sembra essere il reparto guardaroba. Le luci sono accese. Aggira la parete e si trova dietro al banco. C’è una lunga fila di appendiabiti con giacche e camicie. Come fosse un cliente di un grande magazzino, comincia a visionarli. Sceglie una camicia e una giacca della sua taglia ma che non si abbinano per niente. Le infila sotto a un braccio e scende lungo il corridoio che porta nel cuore del locale.
Cornici digitali alte quanto le pareti raffigurano volti femminili con espressioni seducenti. L’intero corridoio è illuminato da una fioca luce rosata che proviene da alcune lampade ai lati del soffitto. Una fila di divanetti in pelle amaranto lo costeggiano e davanti a questi, svettano tavolini monocolore dotati di un comunicatore e un divora cenere elettronico. In fondo al corridoio un arco di specchi, apre alla sala principale.
Questa è un salone illuminato da schiere di cilindri di vetro che penzolano come stalattiti dal soffitto per alcuni metri. Attaccati alle pareti e opposti tra di loro, quattro schermi giganti mostrano da diverse angolazioni il palcoscenico. Ai lati colonne di divani sistemati schiena a schiena e tavoli, sui quali campeggiano vasi di vetro auto refrigeranti e comunicatori dotati di tastierini numerici. Sul palcoscenico grigio con sfumature equilibrate tendenti al nero, alloggiano alcuni pali in metallo dalla cima arrotondata.

— La porta aperta e nessun segno di saccheggio. Questo cinese sa farsi rispettare.

Il ragazzo cammina verso il palco. Appena ci sale sopra, una linea luminosa azzurra parte dai suoi piedi e procede con curve casuali ad angolo retto, fino al bordo opposto dove scompare. Alza gli occhi e sopra di lui, enormi gabbie sferiche penzolano appese a delle catene. Arriva a una parete dove è installata una fila di ascensori. Ne chiama uno e una volta dentro, preme il tasto per salire al piano superiore.

— il viola, deve essere il suo colore preferito.

Il modulo vocale dell’ascensore si accende.

— Primo piano, corridoio stanze.

Si guarda allo specchio. La barba ricresciuta, i capelli oleosi, gli abiti sdruciti e la camicia chiazzata di bianco sotto le ascelle.

Le porte si aprono. Una moquette violacea rifinita in oro, corre lungo una fila di porte di legno color pesco. Apre la prima e un forte odore d’incenso gli punzecchia il naso. Il letto matrimoniale è sfatto e sul comodino, è appoggiata una bottiglia di champagne Cristal, vuota per più della metà. Scosta una tenda. Pareti bianche candide, piastrelle rettangolari nere che partono dal pavimento in legno noce scuro e arrivano fino all’altezza degli occhi. Una lunga vasca bianca con rubinetti oro e alcuni flaconi colorati appoggiati sul bordo posteriore. Nessun mobile, solo uno specchio a forma di sole con appesa una salvietta di spugna. Coty svita un rubinetto e l’acqua esce subito calda. Nel tempo che si libera dei vestiti, la vasca è piena. Il bagno lo rinvigorisce. Prende la salvietta e l’annusa. Si asciuga e indossa i vestiti prelevati dal guardaroba. Tracanna il rimanente della bottiglia sul comodino e gli esce automatica un’esclamazione di piacere. Visita le altre stanze e in una di queste vede un oggetto che cattura la sua attenzione.

— Un comunicatore qwerty.

Lo prende, torna all’ascensore e preme il tasto per salire, Il modulo vocale si attiva e le porte si bloccano

— Pronunciare la password.

La voce elettronica ripete per cinque volte a distanza di qualche secondo e poi si ammutolisce. Coty preme il pulsante che blocca l’ascensore e guarda in alto. Alza le braccia e si solleva sulle punte. Spinge con l’estremità delle dita e la copertura della botola di servizio si solleva da un lato. Fa un saltello e questa si sgancia dalla guida. La dispone sotto ai piedi. Quel minimo spessore gli consente di issarsi per raggiungere il pozzo dell’ascensore. Guarda in su e vede la porta di piano. Si aggrappa a una delle guide, incrocia i piedi per non scivolare e con la forza delle braccia incomincia a salire. Il cuore gli pulsa nelle orecchie, gli arti s’indoeziscono e Il sudore gli gela la fronte. Raggiunge la porta di piano, riprende fiato poi si sporge più che può e solleva l’arpioncino che la blocca. Questa si apre. Nel pozzo echeggia una voce metallica accompagnata da un acuto segnale acustico.

— Violazione del sistema di sicurezza.

Coty si lancia nel buco che si è aperto e rotola sulla moquette picchiando il ginocchio contro il piede di un tavolino. Si solleva e zoppica lungo il corridoio. L’unica porta che trova, ha al centro un piccolo tastierino alfanumerico. Il ragazzo si siede. Tira fuori dalla tasca il comunicatore qwerty e dopo numerosi tentativi falliti, sul display dell’apparecchio appare la scritta “associated”. Riporta sul tastierino fissato alla porta, i caratteri nella successione che compare sul display del comunicatore. Questa si scosta di qualche centimetro facendo uscire uno spiraglio di luce. Con un soffio il giovane vuota i polmoni. La stanza è senza finestre e ha molte cornici digitali alle pareti. Gli unici mobili che contiene sono: una scrivania con il piano ricoperto da un vetro, una sedia con rotelle e uno schedario con i cassetti di metallo. L’attenzione di Coty è catturata da una delle cornici.

— Quella non è a immagine fissa.

Apre il cassetto della scrivania e all’interno trova un telecomando con la pulsantiera composta da tre sensori rettangolari. Tocca il primo e la cornice si spegne. Lo tocca una seconda volta e si riaccende. Con quello seguente, dopo una delicata dissolvenza appare l’immagine successiva e il numero in basso a destra aumenta di uno. Il ragazzo osserva con attenzione foto per foto. Alla numero settantacinque, sgrana gli occhi e lascia cadere la mascella inferiore.

— Quella donna…

Scorre tutte le immagini ma la femmina non compare in nessun’altra. Da un occhiata alle altre cornici ma tutte sono a immagine fissa. Spinge la sedia fin sotto a quella a immagini scorrevoli e ci sale in piedi. Preme con un dito la piccola tessera che sborda sul fianco, la estrae e la infila nel taschino della camicia. Il fastidioso segnale acustico s’interrompe.

— Alla buon ora.

Da dietro gli giunge un rumore che conosce fin troppo bene. Si volta. Un uomo di colore gli sta puntando un arma automatica e con un movimento del braccio gli intima di scendere. Il ragazzo alza le mani e salta con i piedi a terra. L’uomo fa un cenno con la testa in direzione della porta. Coty invece arretra e si tuffa dietro alla scrivania. L’altro spara. Il vetro che ricopre il piano del tavolo si frantuma e il legno si scheggia dove il proiettile va a cozzare. Il ragazzo provoca l’assalitore mostrandosi per brevi e sporadici istanti. Dopo numerosi colpi il caricatore scarico, causa sul grilletto uno scatto a vuoto. Il giovane con una capriola esce allo scoperto e gli si getta tra le gambe prendendolo alla sprovvista. L’uomo ha l’arma in una mano e il caricatore pieno nell’altra. Ogni suo tentativo di mantenere l’equilibrio sfuma e cade a terra. Il ragazzo gli sale con le ginocchia sul petto e gli sferra una raffica di pugni di destro e di sinistro. L’uomo perde i sensi. Coty si alza, raccoglie l’automatica, infila il caricatore e dopo averla armata la scarica sul corpo esanime.

— Se hanno mandato un pulitore in un locale vuoto, c’è qualche prova da insabbiare.

Sfila uno dopo l’altro i cassetti dello schedario ma sono vuoti. Corre lungo il corridoio fino agli ascensori. Si sporge dal buco nero da dove è salito e guarda in basso. Vede la cabina ferma. Gli basta poco per capire che il pulitore, era a conoscenza della password che disattiva il modulo di sicurezza. Trova l’ascensore che ha usato l’altro per salire e vi entra dentro. Le porte si chiudono. Preme il tasto di discesa e quando si riaprono, davanti a lui c’è di nuovo il palcoscenico. Lo riattraversa ma quando sta per arrivare dall’altra parte, nota stretti fasci di luce in movimento provenire da oltre l’arco di specchi. Scende dal palco e si nasconde dietro il divanetto più vicino. Un gruppo di guardie irrompono all’interno della sala facendosi luce con i mirini dei fucili. Il giovane aspetta che tutte spariscano all’interno degli ascensori e guardandosi intorno, corre verso l’uscita. All’esterno c’è una guardia volta di spalle. Il ragazzo gli si avvicina, gli cinge con un braccio il collo e con l’altra mano gli preme la tempia finché non sente scrocchiare l’osso del collo. Graduale lascia la presa e il corpo della guardia scivola a terra.

— Questo, lo prendo io.

Raccoglie il fucile e conta le barre verticali sul lato poi, sente un sibilo avvicinarsi.

— Non ci voleva! Hanno riattivato i droni.