Le creature

L’uomo avanza lungo il vicolo che sbuca sul Brigham Harvey, il sobborgo più screditato della zona est. Le mani impugnano i lati del cappuccio, gonfiato dal vento. La testa china sull’ accaduto.

— Se Desmond non avesse preso l’iniziativa del pulitore, sarei al Goddard a spassarmela con qualche ballerina. Una ronda! Assorto com’ero, per poco non gli finisco in bocca. Dalle risate, non sembra mi abbiano visto. Quel tombino.

Sposta il chiusino, s’infila, lo richiude sopra la testa e scende la scaletta.

— Qui, manca il fiato, mi gira la testa.

Tira fuori una scatolina che contiene un cerchietto gelatinoso, lo avvicina all’occhio, l’oggetto penetra all’interno. Inspira profondamente e sbotta in un violento colpo di tosse.

— In questo dedalo è impossibile orientarsi.

Appoggia la mano alla parete umida e muove i primi passi lungo il camminamento. Un rantolo alle spalle lo fa sobbalzare. Si volta e strizza graduale l’occhio munito di lente. Al primo, in lontananza si uniscono altri versi.

— Cosa diavolo…

Con un balzo la creatura raggiunge l’uomo e gli si para davanti. Mostra i denti, spicca un salto e sferra una zampata che lo ferisce di striscio al collo. L’uomo si getta in acqua. Lancia lunghe bracciate, le gambe si muovono a fatica nel fluido refluo. Si volta pancia all’aria, inspira e trattiene il fiato. Avvicina il polpastrello alla pupilla, la lente si appiccica al dito. Serra il pugno e riprende a nuotare. Il tonfo dei balzi sulla banchina. Esausto si avvicina, l’afferra. Il fruscio dell’artiglio che taglia l’aria, l’obbliga ad abbandonare la presa e riprendere il nuoto.

— Trovati qualcun altro per cena.

Raggiunge la riva opposta e sale.

— Non la sento più. Qualunque cosa fosse, per fortuna non sa nuotare. Come orientarmi? Sono sceso. Ho nuotato nella direzione opposta? Forse no. Aspetterò che si asciughi la lente. Con questo buio è impossibile raggiungere un’uscita. Di nuovo la nausea.

Si lascia cadere e rimane sdraiato per qualche minuto. Apre la mano. Un attimo e il cerchietto gelatinoso è già parte dell’occhio.

— Il calore della mano l’ha fatta asciugare in fretta. Quello è il tunnel dal quale sono venuto. Non voglio incontrare di nuovo quel mostro. Cercherò un’altra uscita.

Di tanto in tanto si volta, strizza l’occhio per consentire alla lente di mettere a fuoco l’ambiente. Un rumore che conosce bene, gli fa alzare la testa.

— Un drone intercettatore dal sibilo così penetrante, da giungere fin qua sotto. Uno dei droni di vecchia generazione, destinati alla sorveglianza del quartiere cinese. Nel quartiere non esistono tombini chiusi. Mi basterà guardare in alto e non allontanarmi.

Con lo sguardo fisso alla volta, attraversa diversi cunicoli, concentrato sul sibilo.

— Sembra che abbia cambiato direzione, ma non è possibile. I vecchi droni anche se vengono pilotati dal satellite, sono programmati per percorsi rettilinei. Fortuna che non sono veloci come gli ultimi. Laggiù. La luce è diversa.

Arriva a una scaletta erosa dalla ruggine. Dalle sue spalle un frastuono di tonfi e rantoli. Si volta.

— Di nuovo quei mostri. Non li vedo. Devono essere all’interno di qualche cunicolo.

Sale la scaletta fino all’apertura e appoggia le mani sul selciato di un vicolo.

— Ultimo sforzo.

Inspira l’aria mattutina, intrisa di fritto, urina ed escrementi. La trattiene e la lascia uscire lenta come fosse l’ultima. Una voce lo immobilizza.

— Scappi dall’inferno, Abe?
— Ayelén!

La ragazza si china e gli allunga una mano. Non indossa il solito abitino ma una lunga veste. I capelli sono raccolti nello stile delle donne orientali. Lo fissa negli occhi.

— Preparati un bel discorso.
— Non mi crederesti.
— Tu, provaci. Anzi, seguimi. Ti presento a una persona. Gli interesserà sicuramente la tua storia. A proposto l’hai trovato?
— Se ti riferisci a Coty Miller, no. Sembra che l’inferno lo abbia inghiottito.
— E noi glielo faremo risputare.
— Perché t’ interessa il ragazzo?
— Sei stato tu a chiedermi di trovartelo. Ma mentirei, se dicessi che è solo per questo.
— Dove stiamo andando?
— Tra non molto, la tua curiosità verrà soddisfatta. Siamo arrivati.
— Quello è il Gang Hui red light. Lavori lì?
— In un certo senso. Basta domande. Entriamo.

Il locale di mattina è chiuso ma l’entrata, è sorvegliata ventiquattrore al giorno. Le due guardie alla porta, riconoscono la ragazza.

— Lui, chi è?
— È insieme me. A pensarci, fatelo annunciare. Dite al signor Hui, che con me c’è l’onorevole Abe Dixon. Ne sarà felice.​​