Il banchetto

Che grottesco spettacolo. Un tavolone alleggerito da un telo fantasia a fiori, guarnito con chiazze di olio, miste a briciole di formaggio e condimenti vari. Alcuni combinavano sapori ottenendo cocktail di dubbio godimento. Altri custodivano con i gomiti larghi le vie di accesso agli stuzzichini. Rimasi a distanza di sicurezza. Un gorgoglio mi assalì e provai fame. Impossibile. Poiché non possedevo la rapidità di mano che occorreva in quelle circostanze. Da tempo avevo preso l’abitudine di mangiare prima di recarmi a un rinfresco. Un crampo all’addome e le gambe vacillarono. La salivazione divenne tale che a difficoltà trattenni uno sputo. Gli occhi inquadrarono una portata tra quelle a disposizione. Non si trovava al centro del desco o in un altro punto d’interesse, piuttosto era semi-occultata da alcuni bicchieri. Nell’avvicinarmi, pestai qualcosa. Fu nell’attimo che distolsi l’attenzione dal tavolo, che li vidi per quello che erano. Non so quanti o quante. Abbastanza da gremire la sala. Si passavano attraverso come spettri. Masse informi di occhi, nasi, orecchie e lingue bavose che strisciavano su piatti e posate, come lumache senza guscio. Con un solo balzo arrivai al tavolo e usando le braccia come ramazze, rovesciai tutto ciò che mi fu possibile. Alcuni si misero a leccare il pavimento per aspirare boccate di cibo, altri a succhiare pozze di vino, tra cocci di ceramica e frammenti di vetro. Si scatenò una lotta all’ultimo sangue per arraffare quel poco che era rimasto integro. In preda al disgusto, afferrai il telo e tirai. Gli immondi smisero di fare quello che stavano facendo. I loro occhi erano lanterne consumate. Il cuore mi balzò in gola ma ebbe la forza d’ignorarlo. Mi lanciai contro i primi che mi si pararono davanti. Gli altri, a sorpresa, non si mossero, anzi si fecero da parte per farmi passare. Raggiunsi la porta, e scesi di corsa le scale e mi trovai in strada. A distanza di anni e con quello che mi danno, quel ricordo va via via sbiadendo, ma le emozioni lasciano turbamenti. Quelli non si cancellano. Quel giorno vidi uomini e donne senza le loro maschere di belletto