Gang Hui

I buttafuori si danno un gran daffare per placare gli animi della calca di danarosi, che bazzicano il Gang Hui red light, alla ricerca della rifioritura dei sensi. La carnalità favorisce Ayelén, rispetto al gran numero di sedicenti ballerine. Avvinghiata a un corpo che non sa di chi sia, sta terminando un servizio in camera, quando il modulo vocale si attiva.

— Ayelén, nell’ufficio del principale.

La ragazza si solleva e si riveste. Prende l’ascensore, il modulo vocale scandisce i piani, entra nell’ufficio e l’orientale la fa sedere accanto.

— Se c’è una cosa che apprezzo, è la sincerità.

La giovane gli si avvicina e gli accosta le labbra all’orecchio.

— Anch’io.

L’uomo la allontana e si volta.

— Credi davvero che mi faccia abbindolare dalle moine di una ragazzina? Una ballerina, una prostituta da quattro soldi?

La ragazza si riavvicina.

— Gang, perché mi parli così?

Il cinese si alza, passa una mano sul kimono ciliegia, le pieghe si stirano una dietro l’altra. Afferra il mento della giovane e lei si trova sdraiata sul pavimento. Un uomo che stava di guardia fuori dalla porta aperta, entra e a un cenno del cinese le sferra un calcio all’addome. Ayelén sbruffa fuori l’aria che ha in corpo, si contorce. Un secondo calcio. Il cinese si china su di lei.

— Se non parli tu, ti faremo parlare noi.

La giovane sputa e una massa vischiosa di saliva mista a sangue impatta sul kimono dell’uomo.

L’orientale si alza e con un fazzoletto di seta, lo pulisce. Un pugno al viso e Ayelén perde conoscenza. Quando riapre gli occhi, si trova chissà dove, sdraiata su di un tavolone gelato, con i polsi e le caviglie insensibili, bloccate da due fasce di sicurezza. Il gigante che l’aveva percossa prepara una serie di attrezzi.

— Potevate dirmelo che c’era una sala giochi.

Ayelén sente singhiozzare.

— Danita!
— Perdonami, se solo fossi stata come te.
— Il risultato, a quanto pare, non cambia. Gang, parlerò.

Un modulo vocale si attiva.

— Sapevo, che sei una ragazza ragionevole. Da chi state scappando?
— Da Desmond.
— Perché mai l’amante del sindaco, dovrebbe scappare da lui.

Ayelén stringe i denti e serra i pugni.

— Ero con Danita e due uomini di Desmond ci hanno assalite. Mentre scappavamo, abbiamo dovuto fare i conti con un drone intercettatore.

Il modulo vocale, tace.

— È la verità.

Il gigante, si avvicina ad Ayelén, in mano brandisce un oggetto metallico. Le afferra il mento e le gira di lato la testa, accosta la punta dell’oggetto appena sotto all’occhio sinistro. La ragazza lancia un grido, sente il polso del torturatore delineare con gradualità, un cerchio lungo il bulbo oculare. Le grosse dita dell’uomo infilarsi sotto pelle. Poi vede il suo occhio nella mano del gigante.

Il modulo vocale si riattiva.

— Ora liberale! E portale da me.

L’uomo getta a terra l’occhio e interrompe il flusso magnetico che blocca le fasce. Le due si sollevano e si alzano. Danita guarda l’amica.

— Ayelén, il tuo occhio.

La ragazza, si sfiora con la punta delle dita l’orbita vuota. Le sue labbra emettono un sibilo.

— Non fa male.

Il bestione le incappuccia e le spinge dentro all’ascensore. Il modulo vocale è muto e il congegno, sembra immobile. Dopo qualche minuto, le ragazze si trovano nell’ufficio del cinese. L’uomo sfiora con una mano l’occhio di Ayelén. Lei non si muove.

— Un lavoro impeccabile. Ora puoi andare.

Il tirapiedi congiunge le mani, fa un inchino e si congeda.

Il cinese, cinge attorno al capo di Ayelén, come fosse una collana attorno al collo, una benda rossa.

— Ti sta divinamente. I clienti impazziranno.

La giovane stringe i pugni ma lo lascia fare. L’orientale si siede.

— Allora damigelle, fuori il resto della storia. Piombate qui come due disperate. Una, in cerca di lavoro come ballerina, mentre l’altra racconta di essere in cinta con gravidanza a rischio. Poi, scopro da un pezzo grosso, che siete ricercate dalle autorità per: duplice omicidio, furto d’auto e violazione del coprifuoco. Qualche spiegazione me la merito. Perché, quella fogna di Desmond vi vuole morte? Tu Ayelén sei sempre stata la sua cagna da letto.

— Giorni fa, mi ha ordinato di seguire un uomo: Abe Dixon!
— L’ex assessore?
— Proprio lui. Frequenta il Goddard. Ci sono andata a letto, mi ha confidato che era alla caccia di una persona e sembrava angustiato di non trovarla.

— Chi?
— Coty Miller.

Ayelén punta con un dito l’amica.

— Il suo ragazzo.

L’omo arriccia il naso.

— Coty? Il figlio del vecchio Brett Miller?
— Lui.

Il silenzio si fa assordante per alcuni minuti.

— Così, volete aiutare il sorvegliato. Se mi aveste raccontato subito la verità, vi sareste risparmiate un bel po di guai.